Monte Catalfano

Le rocce calcaree di Monte Catalfano oltre ad una millenaria storia naturale possono raccontarci la storia di una plurisecolare  civiltà umana. Alle sue pendici affacciata sul mare si sviluppò in età punica  l'insediamento di Solunto, città cantata nei secoli da numerosi autori greci e romani. Le prime notizie storiche relative alla presenza dell’uomo in questo territorio ci arrivano da Tucidide che, nel VIII secolo a. C. all’epoca della prima espansione greca, ci informa dell’esistenza (insieme a quella di Mozia e di Palermo) della città di Solunto. Le attuali vestigia ellenistico-romane presenti su Monte Catalfano sono i resti della città così come doveva essere a partire dalla metà del IV secolo a. C. Essa fu costruita ex novo dopo che Dionisio I di Siracusa distrusse tutte le città fenicie ed elime della Sicilia occidentale come ci dice Diodoro. La città si dispone a terrazze su un pianoro avente un dislivello di circa 50 m sulla collina che si affaccia sul mare denominata appunto Monte La Città, una delle alture che compongono la parte sudorientale di quello che più genericamente è definito Monte Catalfano. Adolfo Holm, uno dei più autorevoli storici della Sicilia antica affascinato forse dalla ricchezza di edifici e dal chiaro impianto urbanistico che la città offre, amò definire la città di Solunto  una “Pompei in piccolo”.Le ultime notizie su questa parte del territorio bagherese ci giungono da Paolo Diacono, uno dei maggiori storici del Medioevo che ci informa della strage di Soluntini, dei saccheggiamenti e delle devastazioni compiute dagli Arabi che nel 831 d. C., dopo lungo assedio, occuparono Palermo. A largo di Capo Zafferano poi,  le navi dei bizantini corse in aiuto della città e respinte dagli Arabi furono distrutte da una tempesta. Con la scomparsa della civiltà soluntina, in seguito ad un progressivo deterioramento economico, il territorio viene progressivamente abbandonato fino a divenire una folta foresta, nota in periodo medievale come “floresta dicta Bacharia”  sfruttata dall’uomo solo per la raccolta della legna.



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